lunedì 16 febbraio 2009

Fort Cochin - Kerala

Passeggio per le strade di Fort Cochin, tra negozi di vestiti e oggettistica. I ristoranti sono solo per turisti, non si trova una trattoria locale. Tutto e' appositamente fatto per gli occidentali, ed infatti questa e' una meta turistica per le famiglie europee e per i viaggi organizzati.
Fort Cochin e' un'isola collegata alla terraferma tramite ponti e traghetti. E' il punto di partenza per un giro nelle backwaters, cioe' gli innumerevoli canali che serpeggiano tra le fitte foreste di palme di tutto il Kerala. Si puo' decidere di passare la notte a bordo dell'imbarcazioni con tutti i comfort possibili.
Cosi' sono circondato da turisti ben vestiti, da ristoranti costosi e da negozi profumati.
E' un posto tutto sommato che anche un viaggiatore come me puo' apprezzare per un giorno o due, ci si rilassa osservando i pescatori che usano le antiche reti da pesca cinesi, o andando a teatro e vedere la tradizionale danza del Kerala, o un'esibizione di Kalipprayat, l'arte marziale locale che si dice abbia dato origine a tutte le altre.
Poi si riparte per mete piu' "indiane".
Immerso nei miei pensieri entro in una stradina secondaria e proprio in quel mentre va via la corrente.
Continuo per questa strada al buio, e sento delle voci non lontano di fronte a me. Quando mi avvicino capisco che sono arrivato in un posto dove nessun turista di Fort Cochin e' mai stato. Sono all'ingresso di un bar, di quelli stretti e lunghi, sporchi, dove gli indiani, per lo piu' anziani, vanno a bere fino a devastarsi.
Il barista e' riparato dagli avventori da una gabbia di ferro, ed i liquori vengono fatti passare attraverso un piccolo uscio.
E' un covo di emarginati che trovano conforto annientando temporaneamente la loro volonta', e' un mondo reale e cosi' entro dentro.
Il locale e' fumoso ed illuminato solo da qualche candela, prendo una birra e subito vengo avvicinato da due o tre persone, chiaramente ubriache. Mi chiedono come mi chiamo, da dove vengo, mi stringono la mano amichevolmente piu' e piu' volte e mi offrono una sedia al loro tavolino.
Continuano a farmi domande, per lo piu' in Malayam, la loro lingua, ed io non capisco niente. Qualcuno si sforza di parlare in inglese ma la lingua gli si avvolge su se stessa, impastata dal rum.
Il piu' anziano mi offre un beedi, tabacco avvolto da una foglia di eucalipto.
Un ratto attraversa il nostro tavolino, c'e' chi canta a squarcia gola, chi sputa, chi rutta, chi urla e chi casca dalla sedia.
Mi dicono che loro sono tutti pescatori, di quelli che di giorno vengono fotografati dai turisti e di sera dimenticati.
Un avventore ruba un bicchiere di rum ad un altro mentre questo e' girato di spalle. Subito gli animi si accendono e il ladro viene letteralmente buttato fuori.
Dopo pochi minuti rientra dentro in cerca di altri bicchieri da bere e nessuno ci fa piu' caso.
Sono al centro dell'attenzione, ogni tanto qualcuno dai tavoli piu' lontani mi si avvicina per stringermi la mano, c'e' chi mi abbraccia e chi mi bacia. Tutti sono ubriachi, lo sono anch'io.
L'atmosfera e' surreale, i volti grinzosi dei pescatori illuminati dalle candele, il fumo, l'odore acre dell'alcool, le urla, il ratto che e' da qualche parte intorno a me.
Rimango con i miei amici per un tempo indefinito, non vogliono che me ne vada, vogliono che rimanga con loro e che torni anche domani.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

un viaggio a Kerala sarebbe un opportunità molto interessante, vi raccomando anche

Unknown ha detto...

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