lunedì 23 febbraio 2009

Mahashivaratri

Tutto muta, il cambiamento incessante lavora dentro di noi, e' nell'universo, la forza di Shiva presente in ogni singolo atomo, e' la Shakti, l'energia che crea.
Il mutamento ciclico dentro di noi, e l'esplosione del tempo.
Shivaratri, l'energia si sente, tutto vibra, questi sono giorni speciali a Gokarna. Sono con il baba, i fratelli e le sorelle di viaggio. Il baba recita dei mantra ipnotici, il suo guardo e' fortissimo, penetrante ed enigmatico. La voce roca proviene da tempi misteriosi, Shiva immobile nella suprema postura dell'equilibrio cosmico ci benedice. Tutto e' avvolto dai fumi sacri che avvolgono le nostre menti regalandoci disegni divini.
Ci sono bambini che giocano e disegnono Shiva su fogli di carta, altri vengono allattati dal seno della madre mentre il padre inspira la forza di Shiva dal cilum a forma di serpente. Siamo in cerchio, una comunita' di eta' e provenienze diverse con la radice dell'Assoluto in comune.
Siamo uniti, in armonia, ci vogliamo bene, accettazione, fratellanza. Il tempo si e' fermato e tutto ci gira intorno. Gli affanni del mondo quotidiano, la cattiveria dei potenti, le negativita' e l'oppressione dei vincenti non arrivano fin qua, ci girano intorno come una ruota attorno all'asse, ma qui siamo al sicuro, non irromperanno mai nel nostro tempio, poiche' quello e' eterno ed invincibile, lo portiamo dentro di noi da sempre. E' il tempio dell'amore, dell'unione con la terra, il rispetto per cio' che ci circonda e ci da' la vita.
Sembra di essere in un altro pianeta, sono emozioni che ci vogliono proibire perche' la guerra e il vincente non hanno spazio in un mondo del genere, ma invece siamo qui, sulla Terra, e sinche' esistono questi momenti e questi spazi divini, forse tutto non e' ancora perduto.

domenica 22 febbraio 2009

Gokarna

900 km, 20 ore di treno e da Varkala arrivo a Gokarna alle quattro del mattino.
Non esattamente a Gokarna, ma in un paese distante 30 km.
Questa e' la stazione dove devo scendere ed aspettare il bus delle 6.15.
Cosi' arrivo a Gokarna alle sette e mezzo, Kudle Beach sara' la mia meta.
Rudy, l'amico francese e' da due settimane in una guesthouse nel bosco di Kudle Beach, cosi' decido di raggiungerlo.
Ricevo un caldo benvenuto con pane, tea e biscotti da parte sua e dagli altri viaggiatori che risiedono qui.
L'atmosfera e' rilassata, ci sono sei stanze che formano una cerchio intorno ad una corte ombrata. Non c'e' elettricita', l'acqua si prende dal pozzo con il secchio e per la toilee abbiamo a disposizione l'intero bosco.
Le stanze sono formate da sassi rivestiti con la merda di mucca, si dorme con un materasso in terra o fuori all'aperto.
Sulla parete della mia stanza e' disegnato un grande Shiva, mentre Laxmi, Krishna, Ganesha, Saraswati e Rama sono gli altri dei che proteggono questo magico posto.
Si scorge il mare dietro le palme e il canto delle sue onde e' l'unica cosa che si ode durante la notte.
Le giornate passano all'insegna del rilassamento, contemplazione, socializzazione.
La gente e' molto amichevole, si fa amicizia facilmente con tutti e questo e' proprio uno dei posti, Gokarna e le sue spiagge, che sento altamente benefico per me, buone vibrazioni.

Domani l'altro sara' Shivaratri e tutta Gokarna e' in festa: luci, fuochi, musiche, canti, balli, processioni, santoni, pellegrini, mendicanti, venditori, elefanti, immagini sacre, carri giganteschi trascinati da centinaia di persone, campane, ... si aspettano un milione di persone che dormiranno sulla spiaggia.
Ieri e' venuto un baba a dormire con noi e per il benvenuto il cilum a forma di serpente ha buffato fumi sacri.

lunedì 16 febbraio 2009

Come un tiro di dadi

Che bello viaggiare, sentirsi trasportare dal vento e giocarci come un bambino con l'aquilone!
Posso decidere di rimanere in un luogo per molto tempo, o partire il giorno stesso.
Le destinazioni sono infinte, se ne decide una e si va. Oppure se ne decide una e poi si va da un'altra parte perche' all'ultimo momento abbiamo cambiato idea, perche' pochi minuti prima di partire abbiamo letto o parlato con qualcuno di un altro posto, o la strada pe rarrivare alla nostra meta e' bloccata e si cambia direzione.

Ho posticipato il volo di ritorno al 21 marzo, adesso ho nuovamente un mese di avventure.
Sono nel sud del Kerala, posso decidere di andare al nord sull'Himalaya, adesso dovrebbe fare meno freddo lassu', oppure fermarmi a Gokarna, tornare a trovare baba Cesare, andare a Benares, volare in Tailandia, in Pakistan.
Le scelte sono infinite e non so cosa faro' domani, dove e con chi mi trovero', saro' stanco e affamato nel pieno della notte in un posto isolato, o riposato e sazio, contento, frustrato.
Questo e' il bello del viaggio, essere padroni delle proprie scelte e poi lasciarsi trasportare dagli eventi, dalle coincidenze e vedere cosa succede.
E' come tirare i dadi: siamo noi che li soppesiamo, li facciamo girare nella nostra mano, decidiamo come e quando tirarli, in quale preciso punto del tavolo, con quale forza, ma una volta lanciati che numero verra' fuori? Non sapremo mai quale sara' il risultato del nostro tiro, dipende da moltissime altre variabili che sfuggono totalmente al nostro controllo. Ed e' proprio questo il bello del gioco, del viaggio, e' grazie a questa incognita che il viaggio e' affascinante e misterioso.

Fort Cochin - Kerala

Passeggio per le strade di Fort Cochin, tra negozi di vestiti e oggettistica. I ristoranti sono solo per turisti, non si trova una trattoria locale. Tutto e' appositamente fatto per gli occidentali, ed infatti questa e' una meta turistica per le famiglie europee e per i viaggi organizzati.
Fort Cochin e' un'isola collegata alla terraferma tramite ponti e traghetti. E' il punto di partenza per un giro nelle backwaters, cioe' gli innumerevoli canali che serpeggiano tra le fitte foreste di palme di tutto il Kerala. Si puo' decidere di passare la notte a bordo dell'imbarcazioni con tutti i comfort possibili.
Cosi' sono circondato da turisti ben vestiti, da ristoranti costosi e da negozi profumati.
E' un posto tutto sommato che anche un viaggiatore come me puo' apprezzare per un giorno o due, ci si rilassa osservando i pescatori che usano le antiche reti da pesca cinesi, o andando a teatro e vedere la tradizionale danza del Kerala, o un'esibizione di Kalipprayat, l'arte marziale locale che si dice abbia dato origine a tutte le altre.
Poi si riparte per mete piu' "indiane".
Immerso nei miei pensieri entro in una stradina secondaria e proprio in quel mentre va via la corrente.
Continuo per questa strada al buio, e sento delle voci non lontano di fronte a me. Quando mi avvicino capisco che sono arrivato in un posto dove nessun turista di Fort Cochin e' mai stato. Sono all'ingresso di un bar, di quelli stretti e lunghi, sporchi, dove gli indiani, per lo piu' anziani, vanno a bere fino a devastarsi.
Il barista e' riparato dagli avventori da una gabbia di ferro, ed i liquori vengono fatti passare attraverso un piccolo uscio.
E' un covo di emarginati che trovano conforto annientando temporaneamente la loro volonta', e' un mondo reale e cosi' entro dentro.
Il locale e' fumoso ed illuminato solo da qualche candela, prendo una birra e subito vengo avvicinato da due o tre persone, chiaramente ubriache. Mi chiedono come mi chiamo, da dove vengo, mi stringono la mano amichevolmente piu' e piu' volte e mi offrono una sedia al loro tavolino.
Continuano a farmi domande, per lo piu' in Malayam, la loro lingua, ed io non capisco niente. Qualcuno si sforza di parlare in inglese ma la lingua gli si avvolge su se stessa, impastata dal rum.
Il piu' anziano mi offre un beedi, tabacco avvolto da una foglia di eucalipto.
Un ratto attraversa il nostro tavolino, c'e' chi canta a squarcia gola, chi sputa, chi rutta, chi urla e chi casca dalla sedia.
Mi dicono che loro sono tutti pescatori, di quelli che di giorno vengono fotografati dai turisti e di sera dimenticati.
Un avventore ruba un bicchiere di rum ad un altro mentre questo e' girato di spalle. Subito gli animi si accendono e il ladro viene letteralmente buttato fuori.
Dopo pochi minuti rientra dentro in cerca di altri bicchieri da bere e nessuno ci fa piu' caso.
Sono al centro dell'attenzione, ogni tanto qualcuno dai tavoli piu' lontani mi si avvicina per stringermi la mano, c'e' chi mi abbraccia e chi mi bacia. Tutti sono ubriachi, lo sono anch'io.
L'atmosfera e' surreale, i volti grinzosi dei pescatori illuminati dalle candele, il fumo, l'odore acre dell'alcool, le urla, il ratto che e' da qualche parte intorno a me.
Rimango con i miei amici per un tempo indefinito, non vogliono che me ne vada, vogliono che rimanga con loro e che torni anche domani.

Munnar - Top Station

Dal balcone della mia camera osservo le stelle, e' buio e solo una luce al neon illumina la strada. Dietro le montagne, ad est, si intravede un pallido bagliore, la luna sta sorgendo.
Dei cani iniziano ad abbaiare, si chiamano e rispondono da tutto il villaggio. Il loro abbaiare risuona per tutta la valle e solo una musichina indiana proveniente dalla casa accanto a me interrompe questo misterioso dialogo.
Il villaggio dove mi trovo e' formato da meno di quaranta abitanti. Di giorno e' meta di turisti indiani che vengono ad ammirare le colline e le montagne, ma di sera tutti se ne vanno, cosi' sono l'unico forestiero a pernottare qui.
Questa e' la partenza ideale per il trekking o per passeggiare tra le curatissime piantagioni di tea, le piu' alte di tutta l'India.
Siamo a piu' di 2.000 metri di altitudine, la notte e' molto freddo ma di giorno cammino nel bosco cercando gli animali selvaggi (si possono vedere anche le tigri ma e' molto difficile) e tra le piantagioni di tea sorridendo alle donne che mi guardano incuriosite.

La felicita'

Oggi una scritta mi ha colpito in particolar modo:

The happiness is a direction,
not a place.

lunedì 9 febbraio 2009

Il viaggio

Il viaggio e' una scommessa con se stessi, con il destino. Si decide una meta e si va. Non si sa cosa si incontra, il nostro feeling sara' positivo o negativo. Tutto dipende da noi, da cio' che ci aspettiamo, da cio' che siamo capaci di cogliere.
Ogni posto, ogni luogo ha una propria vibrazione e se noi ci accordiamo a tale vibrazione saremo ricompensati dalla sensazione di rilassamento, di serenita', ci si sente "a casa".
A volte cio' non succede, c'e' qualcosa che non riusciamo ad accettare, e allora si fa lo zaino e si riparte, fiduciosi, per la prossima meta. Non c'e' da scoraggiarsi, perche' troveremo sempre un luogo dove vogliamo fermarci a lungo, le vibrazioni saranno buone, i rapporti umani gentili e di fratellanza.
Il bello del viaggiare e' incontrare le persone. Viaggiatori e gente del posto, ed e' incredibile come con certe persone dopo pochi minuti ci si senta a nostro agio e ci sembri di conoscerle da una vita.
Viaggiare vuol dire confrontare il proprio mondo con quello degli altri e stare a contatto con persone dalla cultura diversa dalla nostra ci insegna molto.
Credo che il viaggio intelligente sia una vera e propria scuola di vita: ci arricchisce giorno dopo giorno, si conosce sempre qualcosa in piu' di noi, i nostri limiti, la nostra paura e si diventa responsabili nei nostri confronti e in quelli degli altri.

Long Island

Dopo una decina di giorni a Neil Island, eccomi a Long Island. Un'isola ancora piu' piccola di Neil con un'unica guesthouse. Arrivo qui con Alice, Chris e Joanna dopo cinque ore di traghetto. Gli abitanti di questa isoletta non sono piu' di un centinaio e pochissimi viaggiatori si spingono fino qui. Al nostro passaggio tutti ci salutano e ci indicano la strada che ben presto diventa un sentiero nella giungla per arrivare alla guesthouse.
Non ci sono macchine ne' motorini e tutta l'isola e' coperta da una folta foresta di alberi e piante tropicali.
Arrivati alla guesthouse con grande piacere trovo Havi e Vincent, due cari amici conosciuti a Paradise Beach. Passiamo la sera in loro compagnia e con gli altri ospiti della guesthouse: due italiani un tedesco e un irlandese. L'atmosfera e' molto rilassata e amichevole, proprio cio' che cerco nei miei viaggi.
Ieri siamo andati in una spiaggia bellissima, la fitta foresta si spinge fino al limite dell'alta marea, e l'acqua e' incredibilmente trasparente, ma per arrivare la' bisogna inoltrarsi nella foresta ed e' facile perdersi perche' il sentiero e' a volte inesistente, ci sono volute due ore e mezzo di cammino e siamo arrivati stremati. Ma e' bastata la vista delle acque cristalline e un bagno refrigerante per essere nuovamente in forma. Con un macete abbiamo spaccato delle noci di cocco, bevuta la loro acqua e mangiato il frutto. Questa natura selvaggia e stile di vita semplice e naturale risveglia in me forze ed emozioni profonde.

domenica 8 febbraio 2009

Neil Island - Riflessioni

Le Andamane sono bellissime, un paradiso incontaminato, foreste vergini, coralli e pesci di tutte le specie, gente semplice e genuina, amichevole. Tutto e' perfetto.
Havelock inizia ad essere sfruttata dal turismo, tuttavia e' sempre a livelli molto sostenibili. L'isola si gira tranquillamente con la bicicletta o la moto, ci si addentra tra le poche strade asfaltate tra la giungla e le piantagioni di noci di cocco. La sua spiaggia n.7 Radha Nagar Beach e' una favola, un posto incantato.
Neil Island e' ancora piu' genuina. Le mucche, i cani, i gatti e gli altri animali delle isole sono in perfetta salute, cosa rarissima in tutte le altre parti dell'India.
Le persone non sono ricche, ma nessuno muore di fame, anzi, tutti sono perfettamente nutriti con uova di gallina ruspante nel campo, latte di mucca appena munto e verdure del campo. L'atmosfera e' rilassata e il tasso di inquinamento e' zero assoluto. A Neil Island solo pochissime macchine circolano, e nelle altre isole, fatta eccezione di Havelock, non esistono mezzi di locomozione a motore.
E' quasi finito il mio periodo di permanenza in queste isole, tra pochi giorni andro' a Long Island e poi saro' nuovamente a Chennai, da li mi spostero' verso qualche nuova destinazione e nuove avventure mi aspetteranno.
Non ho ancora idea di dove voglia andare, forse Kodaikanal, sulle montagne al confine tra il Tamil Nadu e il Kerala, poi da li verso Munnar, sempre sulle montagne, poi chissa'.
Sono contento di tornare nella penisola indiana, lasciando le Andamane perdo qualcosa di molto speciale che mi ha accompagnato in questa permanenza isolana, ma tutte le cose che hanno un inizio hanno una fine, e un nuovo ciclo avra' inizio.
Ho piu' un mese in India, poi torno in Italia a meno che non posticipi il volo di ritorno.
Comunque sia vorro' spendere questo mese che viene in meditazione e ricerca interiore.
Piu' il tempo passa e piu' mi sento centrato, il richiamo della natura e' forte. Sono circondato dagli alberi, dal mare, il fuoco e' una presenza quotidiana. Cio' mi basta: stando a contatto intimamente con gli elementi ricevo una grande energia, e' come se mi espandessi fino ad annullare i miei confini per diventare parte integrante del tutto. E' una sensazione indescrivibile, e' come se diventassi il fuoco, o l'albero, o il vento, in perfetta armonia.
Ringrazio il sole che si leva, tocco il legno amichevolmente, chiedo il permesso al mare di entrare in lui. Intorno a me c'e' amore e gratitudine.

Neil Island

Immaginatevi di trovarvi nel cuore della notte in un bosco antichissimo sulla riva del mare, e tutt'intorno prende vita. Grossi granchi, rospi e paguri di tutte le dimensioni e colori danzano intorno a voi. Il mare che di giorno ha un colore incredibilmente celeste, e' una nera e silente vastita'. Non c'e' la luna, ma un manto infinito di stelle estremamente luminose. Riconosco la Cintura di Orione, ma al suo interno ci sono tante altre stelle che non ho mai visto prima.
C'e' un fuoco nel bosco vicino al mare e questo e' l'unica fonte di luce. Intorno al fuoco una decina, forse quindici persone sono radunate, c'e' chi parla, chi fuma e chi suona: chitarre, flauti, percussioni e didjeridoo diffondono le loro vibrazioni nell'aria, rendendo l'atmosfera ancora piu' intima e speciale.
E tutto questo succede in una piccola isola sperduta nell'oceano indiano, l'isola e' lunga otto chilometri e larga quattro.
Il turismo e' ancora ben lontano da qui e fino a pochi anni fa l'unica acqua potabile era quelle delle noci di cocco. Adesso si trova acqua potabile in bottiglie di plastica, coca cola e altre bevande moderne, c'e' energia elettrica nel villaggio (non sempre), ma per il resto e' tutto come prima.
Chissa' per quanto ancora questa isola rimarra' un paradiso incontaminato dalla mentalita' degli affari, comunque sia mi sento estremamente fortunato ad essere qui, ora. Gioisco di questi momenti di comunione con la natura selvaggia e con gli altri viaggiatori che preferiscono radunarsi intorno al fuoco in un'isola sperduta, piuttosto che isolarsi di fronte alla televisione in qualsiasi altra parte del mondo civilizzato.

Isole Andamane

Le Andamane sono un gruppo di piu' di 500 isole e isolette di origine vulcanica, distanti circa 200 km dalla Tailandia.
Molte di queste isole sono abitate dagli indigeni che hanno deciso di vivere lontano dalla civilta', ed e' per questo che le isole visitabili sono poco piu' di una decina.
Penso di visitare Havelock Island, Neil Island e Long Island.
Havelock Island e' la piu' turistica, ha delle spiagge bellissime, in particolar modo non e' da perdere la spiaggia Radha Nagar Beach, soffice sabbia bianca, mare trasparente e tutt'attorno una foresta di alberi giganteschi e antichi.
C'e' un solo piccolo villaggio sulla costa orientale dell'isola ed e' qui che si concentrano le guesthouse e le capanne sul mare.
Neil Island e' molto piu' tranquilla di Havelock, il villaggio e' minuscolo e ci sono solo quattro guest house che propongono capanne in riva al mare. Da quanto mi hanno raccontato ci sono pochissimi riscio' e le automobili si contano sulle dita di una mano... benissimo!
Long Island e' ancora piu' piccola, il villaggio si limita a poche case che ospitano un totale di circa 100 abitanti e due sole trattorie locali. C'e' una sola guest house e credo sara' il posto piu' shanti che visitero' in questo viaggio.